Suffisso

In questo articolo, Suffisso verrà affrontato da diverse prospettive, al fine di analizzarne l'importanza, l'impatto e la rilevanza in vari ambiti. Verranno indagate la sua origine, evoluzione e conseguenze, nonché la sua relazione con altri temi rilevanti. Attraverso un approccio multidisciplinare, cercheremo di comprendere la sua influenza sulla società attuale, nonché le sue possibili implicazioni future. Verranno inoltre esaminate possibili soluzioni, raccomandazioni e sfide legate a Suffisso, con l'obiettivo di fornire una visione globale e riflettere sul suo significato nella nostra realtà attuale.

Il suffisso, in linguistica, è un elemento che è posto alla fine di un tema o di una radice per formare una parola. Esso può anche aggiungersi a una parola già compiuta, formando, per derivazione, una parola suffissata (suffissazione).

È possibile unire più suffissi ed è molto produttivo anche il processo di parasintesi, che forma nuove parole aggiungendo più affissi, per esempio un prefisso e un suffisso.

Classi di suffissi

Nella lingua italiana vi possono essere diversi tipi di suffisso, che prendono nomi diversi a seconda della modifica che apportano alla parola; avremo così:

  • suffissi alterativi (diminutivi, accrescitivi, peggiorativi, vezzeggiativi ecc.) sono suffissi che modificano i tratti semantici secondari del vocabolo (quantità, qualità, tono) ma non il suo significato fondamentale, ma sempre all'interno della stessa classe grammaticale (nome, aggettivo, avverbio, verbo)
  • suffissi derivativi: che derivano una parola da un'altra in sostanziale continuità di senso, attuando un passaggio di classe grammaticale (da aggettivo a nome, da nome a verbo ecc.). Si classificano in base alla classe di arrivo in aggettivali, avverbiali, nominali e verbali e alla classe di partenza deaggettivali, deavverbiali, denominali, deverbali.

inoltre i suffissi possono essere classificati in base a specifici tratti di senso secondari che danno alla parola:

  • suffissi agentivi e suffissi strumentali, che formano nuovi sostantivi da un precedente sostantivo: per esempio "-aio" ("giornalaio"), "-ista" ("giornalista"), "-tore" ("colonizzatore"), "-ino" ("postino"); con gli stessi suffissi si possono formare nomi strumentali come "contatore" o "colino";
  • suffissi valutativi ( peggiorativi, vezzeggiativi ecc.), molto numerosi e produttivi in italiano — al contrario dei corrispondenti inglesi ("-let" forma "piglet" = "porcellino") o francesi ("-ette" dà "maisonnette" = "casetta") — come "-ino", "-one", "-accio", "-otto", "-ucolo", "-astro" ecc. ...

Infine, quando ci si riferisce a nomi che derivano da verbi, o a participi passati, si dice che questi sono a suffisso zero se si formano senza suffisso, ovvero se alla radice è aggiunta direttamente la desinenza. Alcuni linguisti parlano in tal caso di conversione.

Suffissoide

Lo stesso argomento in dettaglio: Confisso.

Un suffissoide, termine introdotto dal linguista Bruno Migliorini, è un morfo (spesso di lingua greca o latina) con la stessa funzione del suffisso, ma a differenza di questo avente, in origine o attualmente, significato compiuto anche come parola autonoma. Come il suffisso, il suffissoide che si aggiunga a una parola già esistente forma una nuova parola per composizione. All'opposto, un prefissoide è un morfo dal valore semantico autonomo che ha funzione di prefisso. Un'altra terminologia non distingue tra prefissoide e suffissoide ma utilizza il termine unico di confisso.

Esempi di suffissoidi sono: (-)grafia: "avere una bella grafia" o "calligrafia"; (-)mania, (-)teca, e quelli dalla varia polisemia come (-)geno (-)genia (-)gene ecc.

Note

Voci correlate

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